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Masso istoriato in localtà Cantello (val Savenca)

martedì 6 maggio 2014

LA PERA DIJ CROOS


Valchiusella  
  Escursione  alla  "Pera  dij  Croos"
(in costruzione)

Adriano Collini  -  Giorgio Gambino                                                          litikgg@virgilio.it

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sabato 3 maggio 2014

brosso - masso istoriato - fucine



           BROSSO  -  Gennaio   2013

   Durante una ricognizione alle vecchie fucine e mulini nel territorio del comune di Brosso in    Valchiusella, è stato rinvenuto un interessantissimo masso istoriato.


   Il suddetto era completamente coperto da umus boschivo, ma con pulitura e attenta analisi, sono venuti alla luce,  nella parte superiore orizzontale liscia da frattura, incisioni recanti  disegni,  millesimi  a partire dagli anni 1711 e figure varie.

   Il masso misura circa mt. 4 per 2 nella parte orizz. e un’altezza di circa  mt. 2.

A presto l’approfondimento e la pubblicazione dello studio  (ora in costruzione).



A. Collini – G. Gambino – G. Luciani – B. Peretto – P.L. Pesando                                        litikgg@virgilio.it

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mercoledì 23 aprile 2014

La Valle Savenca







La valle Savenca
introduzione

  Sul Bollettino della SVAPA del 2005 abbiamo avuto modo di fornire i primi risultati di una ricerca da noi avviata in Valchiusella alcuni anni or sono. In particolare in quella sede abbiamo descritto un’ampia serie di massi incisi, inediti nella loro quasi totalità(1). La grande maggioranza di queste rocce ospita incisioni che presentano segni che condividono inequivocabilmente la stessa struttura formale: si tratta di segni alla base dei quali sta una croce greca coppellata agli estremi dei bracci; molto spesso compare una coppella anche all’incrocio dei bracci e, frequentemente, il segno cruciforme è potenziato da coppelle disposte secondo schemi geometrici. Le ridotte dimensioni di queste coppelle porterebbero a parlarne come di micro-coppelle o, come qualcuno ha già proposto, di orbicoli(2). Abbiamo rappresentato la grande varietà di segni da noi individuati in una tabella di sintesi (vedi fig.1), che dà l’idea chiara di un insieme strutturato.
         Per facilitare il nostro compito sul piano della descrizione abbiamo adottato il concetto di concentrazione, che si è poi rivelato molto utile in relazione al discorso metodologico che, di lì in poi, ha guidato la nostra ricerca  (in particolare in ordine all’organizzazione dei dati raccolti).
         Parlando di  concentrazione intendiamo riferirci ad un insieme più o meno numeroso di massi incisi su cui compaiono segni che, per le loro caratteristiche formali (stile, contenuto, tecnica d’incisione, ecc.) possono essere riconosciuti come appartenenti ad un’unica categoria, più o meno strutturata.
         Accanto al concetto di concentrazione, e ad esso correlato, abbiamo dovuto considerare quello di associazione: i massi incisi che presentano segni riconoscibili come facenti parte di una data concentrazione possono presentare associazioni di questi con altri che appaiono sporadicamente o una sola volta e che non condividono le caratteristiche che definiscono la concentrazione. Tali associazioni possono essere larghe o strette: le associazioni strette si evidenziano quando i diversi segni sono ospitati sulla stessa superficie litica, ovviamente senza che si verifichino sovrapposizioni, che implicherebbero una cronologia relativa. Le associazioni larghe possono evidenziarsi quando segni diversi rispetto a quelli ascrivibili alla concentrazione sono presenti su massi su cui non compaiono questi ultimi.
         Considerato che, tra gli elementi che contribuiscono a definire una concentrazione, vi è anche quello della continuità spaziale, non possiamo esimerci dal considerare quello che è l’ areale di diffusione della concentrazione stessa. Il presente lavoro dimostrerà che avevamo torto a ritenere che non esistessero sovrapposizioni di concentrazioni(3): gli areali di diffusione di due diverse concentrazioni possono, anche se solo parzialmente, sovrapporsi.
         L’areale di diffusione della concentrazione di cui stiamo parlando, con le sue caratteristiche peculiari, e che abbiamo definito ‘del Giass Very’, ha, proprio nell’Alpe del Giass Very (indicato come Giasvere nella cartina dell’ IGM, foglio Valchiusella), il suo punto più settentrionale, mentre a sud è l’Alpe Loetto, in Val Savenca, a  porsi come limite. Benché l’areale venga definito, forzatamente, in itinere, mano a mano che la ricerca procede, siamo abbastanza certi che, sul versante orografico destro del Chiusella, a nord e a est dell’Alpe Giass Very, non si trovino più rocce incise sulle quali compaiano segni ascrivibili a questa concentrazione. Per quanto riguarda il limite orientale dell’areale, sappiamo che una dozzina di segni cruciformi coppellati agli estremi dei bracci compaiono su alcuni massi del Sentiero delle Anime, che sono già stati descritti da altri(4): non è escluso che un supplemento di indagine ne chiarisca ulteriormente la collocazione. Lo stesso discorso vale per il limite occidentale, che al momento abbiamo individuato in una lastra incisa a Cavanne, sul versante orografico destro della Val Savenca, ma che alcune segnalazioni ci fanno presupporre debba essere spostato più a ovest.
         Le incisioni della concentrazione del Giass Very sono comprese nella fascia altimetrica che va dai 1000 ai 1800 metri, il che porta a pensare che siano espressione di una cultura alpina strettamente connessa ad un’economia pastorale. La grande maggioranza dei massi incisi è collocata tra le strutture abitative degli alpeggi o nelle loro immediate adiacenze, ma non risulta insignificante la percentuale di massi incisi che si trovano posizionati lontano dagli insediamenti attualmente osservabili.
         Sul versante orografico destro della Valchiusella l’areale di diffusione della concentrazione copre interamente il territorio che a partire dal XIII secolo è documentato come appartenente alle due alpi di Fraschella e di Piera: la prima di queste era pascolo comune dei particolari di Meugliano, la seconda dei particolari di Trausella.
         Il toponimo Fraschella, oggi riferito alla sola alpe del Giass di Meugliano, in antico era inteso in senso lato e comprendeva, oltre al Giass, quelli che oggi sono indicati come gli alpeggi di Creus, del Lion, Fontane, della Contessa, Tayant, Pissolo, Munt, Strup, Lavasola, Piana Canur, Giornata.
         Il toponimo Piera, che oggi individua esclusivamente l’alpe di Piera, in antico era riferito anche a tutto il falso piano che separa i due insediamenti di Piera e del Giass Very(5).
         Questo territorio comunica attraverso il Colle del Loetto con la Val Savenca, della quale ci occuperemo nel presente lavoro.
         Se è vero che segni analoghi a quelli che definiscono la concentrazione si trovano anche altrove e piuttosto lontani dal territorio da noi considerato, è altrettanto vero che essi, isolati nel loro contesto, si pongono come elementi chiaramente periferici: è il caso del segno cruciforme che abbiamo trovato sulle colline di Fiorano(6)  o di quello collocato nel cuore della concentrazione della Bessa(7),  definita da incisioni a coppelle che nulla hanno da spartire con la struttura formale delle incisioni del Giass Very.
         Parecchi segni analoghi a questi, per contro, appaiono sulle pendici del Mombarone , tra numerosi massi che presentano segni caratterizzati da ben altra struttura formale. È questo un esempio di sovrapposizione di una concentrazione ad un’altra, ma i segni cruciformi del Mombarone(8) non possono essere ascritti alla concentrazione del Giass Very in quanto le due realtà sono separate da un ampio iato spaziale.
         Con questo breve scritto vogliamo rendere pubblici gli ultimi dati scaturiti dalla nostra ricerca, dati che sono riferiti all’indagine da noi condotta in Val Savenca e che ci hanno consentito di meglio definire l’areale di diffusione della concentrazione del Giass Very.
         Già il Gibelli, del cui lavoro abbiamo dato notizia in nota, aveva pubblicato la documentazione fotografica di un masso inciso, collocato nel cuore dell’alpe Loetto, sulla cui superficie comparivano numerosi segni cruciformi inequivocabilmente ascrivibili alla concentrazione del Giass Very. Questa presenza, unita all’estremo interesse destato in noi  dal toponimo e all’intima convinzione che ci animava sul fatto che quella valle selvaggia ci avrebbe offerto rilevanti sorprese, ci spinse ad intraprendere una ricerca sistematica; i frutti di questo lavoro ci hanno posto di fronte ad una realtà che arricchisce di gran lunga le nostre conoscenze e le cui caratteristiche ci permettono un’ulteriore definizione dei problemi.
         L’area indagata è quella del versante orografico sinistro della valle ed è compresa tra i 1358 m di altitudine dell’alpe Loetto e i 1870 della Trucca di Pal. Questa porzione di territorio, interessata dalle incisioni che sono oggetto della ricerca, comunica con la Valchiusella, e specificatamente con l’alpe di Piera, attraverso il colle Loetto, posto a quota 2005.
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    Al di fuori di un ristretto numero di cacciatori, di pochissimi pescatori sportivi e dei malgari, sono in pochi a conoscere la Val Savenca, la sua collocazione geografica e le sue caratteristiche. Attualmente, infatti, risulta assolutamente inconsistente una sua frequentazione escursionistica: i sentieri che la percorrono sono stati in gran parte cancellati o da smottamenti del terreno o dallo sviluppo floreale; il suo fondovalle è, nella sostanza, praticabile solo da chi è disposto a spendere una gran mole di energie e sa muoversi su terreni molto accidentati invasi da una fittissima vegetazione.

         La situazione era ben diversa fino a tutti gli anni cinquanta del secolo scorso: a quei tempi, o fino a poco prima, all’alpe Loetto esisteva anche una scuola. In seguito si verificò un radicale spopolamento. Solo lo sfruttamento di una miniera di mica aveva permesso di protrarre l’agonia della valle ancora per un certo tempo: la storia dell’estrazione di questo minerale povero meriterebbe di per sé uno studio adeguato al fine di testimoniare l’eroismo di chi, maschio o femmina, se ne sobbarcava il trasporto per contribuire alla propria sussistenza e a quella della propria famiglia.
 Il gran numero di strutture atte ad ospitare uomini o bestiame ancora oggi visibili sono testimonianza di un passato estremamente vivo.
         Gli accessi alla valle, che si sviluppa parallelamente alla Valchiusella da nord-ovest a sud-est,  sono ben cinque: due di essi attualmente risultano di difficile approccio. Il primo è quello che si pratica a partire da Rueglio ed il secondo quello che dalla Valle Sacra porta al versante destro della valle. Gli altri tre possono essere affrontati con la guida di escursionisti esperti. Sempre al versante destro si può accedere da Frassinetto, in Val Soana, attraverso il passo Savenco, posto ad un’altitudine di  2376 metri. Per accedere al versante sinistro, invece, si hanno due alternative relativamente più comode. Nel primo caso si può raggiungere il colle Loetto partendo dall’alpe Piera, raggiungibile tramite la strada di servizio degli impianti sciistici dei Palit. La seconda possibilità è quella che consente di accedere alla valle attraverso il Colletto della Bossola, raggiungibile in auto con partenza da Rueglio o da Inverso.
         Quest’ultima soluzione è quella più frequentemente adottata nei tempi attuali: i cacciatori sono soliti partire di lì per poi procedere quasi in cresta; anche i pescatori sono soliti lasciare l’auto alla Colla (Colletto della Bossola) per raggiungere le Canavette e poi scendere decisamente per raggiungere il torrente.
         Ultimamente è stata realizzata una strada bianca che, a partire dal Colle della Bossola, porta alla frazione Moriondo: potrebbe costituire un grande vantaggio per chi volesse, partendo da qui, procedere a mezza costa verso la testata della valle; purtroppo il sentiero più oltre non è di facile individuazione. I malgari sfruttano questo itinerario per raggiungere l’Alpe Cantello quando non devono accompagnarvi il bestiame; per farvi salire le manze, invece, scelgono il percorso che dalla Colla porta all’Alpe delle Acque Bianche, al Masuglio, alle Canavette, al Loetto e, infine, dopo un ultimo strappo di 250 metri, a Cantello.
         Questo, in definitiva, è il percorso che anche noi abbiamo sfruttato in misura maggiore nel corso della nostra ricerca, individuando elementi interessanti all’Alpe Loetto, a Cantello e, procedendo oltre verso la testata della valle, al Primo Quarto, all’Alpe Trovà, e alla Trucca di Pal.
         Riteniamo doveroso da parte nostra pubblicare questi risultati e passiamo alla loro descrizione senza esitare ulteriormente.

Mappa Valle Savenca - Itinerario ricognitivo                                        litikgg@virgilio.it









l’alpe  Loetto


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    Abbiamo anticipato nel paragrafo precedente che all’Alpe Loetto si perviene partendo dalla Colla. L’alpeggio è costituito da due agglomerati, separati da un piccolo rio, posto ad un’altitudine di 1358 m.s.l.m. (foto 1) 


ed è compreso in un’isola territoriale appartenente al comune di Castellamonte. Ciò che rimane delle strutture a nord, poste sotto una rupe, testimonia il fatto che questo è il nucleo più antico dell’abitato. Tra le baite che a sud occupano il colmo di un costone,  abbiamo rinvenuto quattro massi incisi, tre dei quali ospitano incisioni ascrivibili alla concentrazione del Giass Very. Ne facciamo seguire la descrizione (vedi fig. 2):

         LTT1 – È il masso già pubblicato dal Gibelli. Collocato sul costone a ridosso delle baite, è caratterizzato da un precario stato di conservazione. Se si confronta la nostra documentazione fotografica (foto 2), 


evidenziata a computer,  con quella prodotta dal Gibelli, evidenziata con il gesso, si possono riscontrare notevoli discrepanze: è chiarissimo che queste non risultano unicamente da interpretazioni diverse nella lettura delle incisioni;  tali differenze sono determinate soprattutto dalle caratteristiche del supporto litico, che tende a sfaldarsi obliterando i segni. Sulla superficie del masso, inclinata di circa 40°, sono leggibili, tra altri segni, quattro cruciformi del tipo ‘d’ di Giass Very ed alcune coppelle.

         LTT2 – È un masso emergente che si trova a pochi metri da LTT1; la sua superficie incisa, che  è quasi piana  e che ha dimensioni massime di 180 ´ 80 cm., ospita due segni cruciformi: il primo di questi è del tipo ‘g’ di Giass Very potenziato in tre soli quadranti; probabilmente il potenziamento del quarto quadrante  è stato cancellato dallo sfaldamento della roccia. Il secondo è un cruciforme del tutto particolare se confrontato con il repertorio del Giass Very (foto 3).



         LTT3 – A pochi metri da LTT1 si può scorgere un masso adagiato la cui superficie superiore, che misura 120 ´ 100 cm., ospita un’incisione cruciforme del tipo “d” di Giass Very.
         LTT4 – Collocato nello stesso spiazzo in cui ritrovano le altre tre rocce incise, ha la forma di un prisma triangolare. Sulle due facce rettangolari sono incise tre piccole coppelle.




alpe  Cantello

 Per raggiungere Cantello occorre portarsi dietro le baite più alte del Loetto ed inerpicarsi a zig-zag per il ripido pendìo erboso per raggiungere il colmo del costone che sovrasta l’alpeggio. È necessario superare un dislivello di 230 metri per arrivare a quota 1587. L’alpeggio, posto in ottima posizione, è composto da una decina di baite, due delle quali ancora coperte. Tra le baite, ma anche a valle e subito a monte di queste, sono visibili molti massi incisi di cui facciamo seguire la descrizione.

         CNT1 – È un enorme masso adagiato, di dimensioni 7 ´ 9 metri, che fornisce copertura ad un crôtin. Sulla sua superficie superiore, inclinata di circa 20° rispetto al piano orizzontale, sono ben visibili lunghe canalette, per uno sviluppo complessivo di diversi metri. In questo caso ci sentiamo autorizzati ad avanzare l’ipotesi che le canalette siano state incise per facilitare il deflusso delle acque piovane in modo tale che non ne fosse interessato il sottostante riparo.

         CNT2 – Procedendo verso l’alpeggio, trenta metri a valle dell’ultima baita a sinistra, al piano di calpestìo, si può scorgere una superficie rocciosa sulla quale sono state ricavate coppelle e canalette disposte in maniera insolita in associazione stretta con due segni cruciformi ascrivibili alla concentrazione del Giass Very (foto 4). 


Tale associazione ci sembra particolarmente significativa in quanto la roccia era parzialmente coperta dalla cotica erbosa: per questo motivo, per le dimensioni relativamente ridotte del masso (130 ´ 70 cm.), per il fatto che esso si trova ad una certa distanza dalle baite, e quindi risulta non facilmente rinvenibile, può essere giustificabile l’ipotesi che tutte le incisioni siano coeve.

         CNT3 – Avvicinandosi ulteriormente all’alpeggio, a pochi metri dalle baite più basse, si può scorgere, al piano di calpestìo, una lastra emergente le cui dimensioni massime sono di 2.50 ´ 2.50 m. Le incisioni che ospita presentano alcune analogìe con quelle di CNT2, soprattutto per il disegno che emerge dall’insieme delle canalette. In questo caso, però, l’associazione stretta delle canalette non è con cruciformi, ma con un elevato numero di coppelle: queste ultime sono ben sedici, tutte emisferiche, ma di diverso diametro; la coppella centrale, che è quella di maggiori dimensioni, ospita al proprio interno un’altra coppella (foto 5).



         La lastra risulta molto interessante anche perché si ha la netta sensazione che in origine fosse di forma sub-circolare e che sia stata poi dimezzata diametralmente. In quello che sarebbe il suo supposto centro originario è ben visibile un incavo semicircolare.

         CNT4 – A pochi metri da CNT3, in prossimità dello spigolo della baita è posizionato un masso adagiato di 70 ´ 40 cm., sul quale è incisa una grande coppella di circa 20 cm. di diametro.

         CNT5 – Dietro ala baita più alta tra quelle poste al limite occidentale dell’agglomerato si trova un grosso masso adagiato di 2.50 ´ 2.50 m. , con la faccia superiore piana posta a circa 50 cm. dal piano di calpestìo. Su di essi sono incisi otto segni cruciformi: di questi, cinque presentano le caratteristiche che contraddistinguono la concentrazione del Giass Very e si propongono come di tipo ‘d’, mentre gli altri sono analoghi al segno che, su LTT2, si trova in stretta associazione con un cruciforme, che, come abbiamo già detto, è anch’esso di tipo ‘d’.  In stretta associazione su CNT5, accanto ai cruciformi, si trovano altri tre segni, non nuovi nell’ambito di questa stessa concentrazione: si tratta di un ‘tau’, di un ‘Y’ e di un segmento lineare lungo 7 cm (foto 6).

         CNT6 – Alcuni metri dietro alle baite diroccate si trova un altro grosso masso adagiato con la superficie superiore di 2 ´ 2.50 m. inclinata di circa 45°. Su di esso compaiono due segni cruciformi di tipo ‘d’ profondamente incisi.




         CNT7 – Centralmente, dietro le baite diroccate, tre metri a valle rispetto a CNT6, emerge un masso la cui superficie esposta misura 2 ´ 1 m.; su di essa è inciso profondamente un cruciforme di tipo ‘d’ associato a quattro coppelle di diverso diametro.

CNT8 – 10 m. a est rispetto a CNT6 e CNT7 si trova una masso adagiato, la cui superficie superiore, inclinata di circa 10°, misura 2 ´ 2.50 m.; su di essa è incisa una lunga canaletta, che, attraversa in maniera rettilinea la superficie e poi raggiunge sinuosamente il bordo della superficie.

  

CNT9 -  Dieci metri a est rispetto a CNT8, sempre dietro le baite diroccate, è visibile un masso adagiato, la cui superficie, inclinata di circa 10°, misura 150 ´ 80 cm.; su di essa compaiono un’incisione di forma quadrangolare divisa in tre settori sub-rettangolari con un’appendice esterna, tre coppelle di diverso diametro, una vaschetta ellissoidale lunga una dozzina di centimetri e una vaschetta rettangolare (foto 7).




CNT10 – Accanto a CNT9 si scorge un altro masso adagiato, di dimensioni 110 ´ 100 cm., che presenta, sulla superficie superiore, una croce di tipo ‘d’ obliterata in parte da una profonda coppella associata ad un segno a ‘tau’. Come vedremo in seguito questo non è l’unico esempio di  sovrapposizione di coppelle a segni cruciformi.

CNT11 – Questo masso adagiato è collocato poco più a valle rispetto a CNT9; porta sulla superficie una probabile data incisa da destra verso sinistra (8481-1848) associata ad un cruciforme disassato e ad una coppella. L’interpretazione è comunque dubbia non tanto per via della scrittura sinistrorsa, quanto per il fatto che l’’8’ all’estremo pare staccarsi dall’insieme: il suo asse non è parallelo a quello degli altri segni incisi, che, invece, mostrano tutti assi paralleli; un secondo elemento che la rende dubbia è il ‘4’, che sembra piuttosto un’’H’.

CNT12 – Si tratta di un masso adagiato, dimensioni 160 ´ 100 cm. con la superficie superiore inclinata di circa 10°. Presenta un segno cruciforme profondamente inciso di tipo ‘d’ associato ad un secondo segno circolare.

CNT13 – A 10 m. da CNT12 è collocato un masso adagiato (dimensioni 2 ´ 2 m.) che ospita l’incisione di un cruciforme tipo ‘d’ associato ad un segno a ‘L’ coppellato ai tre estremi dei segmenti lineari, un segmento lineare coppellato agli estremi e centralmente, tanto da sembrare rigonfio, a tre coppelle e ad un ultimo segno  che parrebbe un ‘tau’ mal eseguito.

CNT14 – È uno dei massi più interessanti rintracciati in Val Savenca: adagiato, ha dimensioni 3 ´ 2 m. e la superficie superiore inclinata di 30-40°. Ospita sei incisioni cruciformi di tipo ‘d’, due delle quali di dimensioni maggiori rispetto alla norma, associate a due coppelle, ad un segno arcuato, ad una canaletta che traccia un disegno che richiama le forme indefinibili di CNT2 e CNT3 e ad una seconda canaletta, che segue una linea leggermente arcuata (foto 8). 


Si registrano qui altri due esempi di sovrapposizione: il disegno canalizzato si sovrappone ad una coppella posta all’estremo di uno dei bracci di un segno cruciforme e ne aumenta le dimensioni (diametro e profondità); la canaletta arcuata si sovrappone ad un altro cruciforme: ad un estremo parte da una delle coppelle della croce incrementandone le dimensioni.

CNT15 – Su un altro grande masso compare una canaletta lunga 130 cm., che si sviluppa in modo leggermente sinuoso lungo l’asse longitudinale del masso fino a raggiungere una vaschetta.

CNT16 – È un altro esempio, come quelli forniti da CNT2, CNT3 e CNT14, di disegni canalizzati la cui forma non è definibile; sulla superficie di questo masso ne compaiono tre associati a una vaschetta oblunga e a quattro coppelle, da una delle quali parte una breve canaletta che raggiunge il bordo della superficie (foto 9).




CNT17 – Questo masso lo si trova nei pressi di CNT16: è adagiato e le dimensioni della sua superficie superiore sono di 100 ´ 70 cm. e l’inclinazione della stessa è di circa 25°. Su di essa compaiono una croce greca, tre coppelle e un segno circolare coppellato al centro.

CNT18 -  Lo si trova a pochi passi da CNT18; ha come dimensioni massime 100 ´ 80 cm. e ospita due incisioni: un cruciforme di tipo ‘d’ e un altro esempio di disegno canalizzato dalla forma non definibile (foto 10).




CNT19 – È un masso spettacolare sia per le incisioni che ospita, sia per la posizione in cui è collocato: domina la Bassa Val Savenca e la pianura canavesana. Per poterlo esaminare occorre abbandonare l’agglomerato principale di Cantello e raggiungere le due baite isolate che si trovano poco più a valle seguendo il sentiero che porta a Moriondo.
La sua superficie superiore è letteralmente invasa da incisioni: numerosi sono i cruciformi di tipo ‘d’, altrettanto numerose le coppelle, di diametro piuttosto grande e profonde (alcune collegate da canalette); compare anche un disegno canalizzato (foto 11). 


I casi di sovrapposizione in questo caso sono parecchi: a sottostare sono sempre i cruciformi tipo Giass Very, quasi sempre alle coppelle, talvolta alle canalette. L’immagine evidenziata a computer rende bene la complessità di tutto l’insieme.

alpe Prim Quart

         Risalendo oltre Cantello, verso la testata della valle, di lì a poco si incontra una baita costruita con pietre che danno sul rosso: è il Secunt Quart. Il Prim Quart lo si può scorgere qualche decina di metri più in basso, avanzando per un po’ sul sentiero: dall’alto si vedono a occhio nudo due coppelle incise profondamente su di un masso: vale la pena di scendere per visionare il sito, in cui si possono vedere un’unica baita, crollata, e  due crôtin.  I massi incisi in realtà sono due:

         PQR1 – È la lastra di copertura del crôtin, che ospita un insieme interessante di canalette e vaschette che presenta caratteristiche analoghe a quelle  di alcuni incisioni che abbiamo potuto vedere su massi della concentrazione della Cavallaria (foto 12).




         PQR2 – È il masso visibile dal sentiero. Su di esso compaiono due coppelle abbastanza profonde e con diametro di dodici centimetri.





alpe  Truvà

         Una volta ritornati sul sentiero che sale verso la testata della valle e proseguendo il cammino per un quarto d’ora, si raggiunge l’Alpe della Truvà (quota 1583: sulle carte solitamente indicata come Alpe Troja; foto 13). Anche questo sito presenta un elevato numero di massi incisi.





         TRV1 – Si trova all’uscita occidentale del borgo, sulla destra del sentiero. Ha dimensioni 150 ´ 120. La sua superficie superiore, che si trova ad un metro dal piano di calpestìo, ospita una coppella di 10 cm. di diametro e profonda 2,5 cm.

         TRV2 – Posto a due metri da TRV1, si trova sulla destra del sentiero, a 7-8 metri da questo. È un masso che ha le dimensioni massime di 2 ´ 2 metri e la superficie superiore piana, posta a 20-30 cm. dal suolo. Su di esso sono incisi una coppella poco profonda con diametro 5 cm., una coppella ovoidale (dimensione massima 14 cm.), un segno compreso nel repertorio del Giass Very ed individuato come di tipo ‘c’. Dalla coppella ovoidale parte una canaletta rettilinea lunga 25 cm.; questa stessa coppella è caratterizzata da due appendici semicircolari che fanno intuire che essa ha obliterato una croce di tipo ‘d’ (foto 14).


         TRV3 – Questo masso, collocato a monte di TRV1 e TRV2 ospita quattro segni incisi piuttosto consunti e di difficile lettura.

         TRV4 – Dietro alla prima baita sulla destra si trova un masso adagiato la cui superficie superiore misura 90 ´ 100 cm. e ospita due coppelle analoghe di 10 cm. di diametro e 2,5 cm. di profondità.

         TRV5 – Proprio a ridosso della stessa baita, e quindi in prossimità di TRV4, si trova questa lastra infissa nel terreno, che nella parte alta è a contatto con le lose del tetto. La parte fuori terra misura 100 ´ 110 cm. e il suo spessore è di 20 cm. (foto 15 e 16).
         Sulla faccia non esposta è incisa profondamente una grande croce di tipo ‘d’ (dimensioni 23 ´ 26 cm). Al tatto si intuiscono, al di sotto della croce, altre incisioni.
         È interessante notare due cose. La prima è che solitamente le lose appoggiate alle baite non sono infisse nel terreno; in secondo luogo, si evidenzia il fatto che alla baita subito a valle di questa, sono addossate numerose altre lastre, infisse nel terreno, almeno una delle quali sembra artificialmente sagomata.






         TRV6 – Si tratta di una lastra adagiata (dimensioni 90 ´ 90) situata a poca distanza dalla prima baita, sul sentiero che passa sul retro della baita.
Sulla sua superficie, leggermente inclinata si scorgono due coppelle di 5 cm. di diametro e di 2,5 cm. di profondità.

         TRV7 – Si trova a 80 cm. da TRV6: è una lastra emergente lunga 130 cm. e larga 75 cm.. Su di essa compaiono diverse incisioni: due croci non coppellate agli estremi dei bracci, ma potenziate secondo un modulo non compreso nel repertorio del Giass Very, associate a un insieme di piccole coppelle organizzate secondo una struttura geometrica, ad altre coppelle sparse e di diverso diametro e ad un altro segno di difficile lettura (foto 17).







       TRV8 – Questo masso è collocato sul sentiero all’ingresso del borgo: è adagiato e ha dimensioni di 80 ´ 100 cm.; ospita cinque coppelle piuttosto profonde: a partire da una di queste si sviluppa in maniera sinuosa una canaletta lunga una trentina di centimetri.

alpe  Trucca di Pal

         Procedendo ulteriormente lungo il sentiero che porta alla testata della valle, ci si muove relativamente in piano per un certo tratto per poi salire di circa trecento metri. A quota 1870 si trovano i resti di quello che fu un ampio agglomerato di baite ora in gran parte crollate. L’alpeggio è collocato su un ampio costone roccioso. Tra le baite si possono vedere numerosi massi incisi.

         TRP1 – Prima di superare l’ultimo forte dislivello che porta alla Trucca di Pal, quando il sentiero perviene al torrente Savenca, che occorre attraversare, ci si trova in uno splendido sito: nel letto del torrente sono stati ricavati due piccoli invasi e intorno a questi sono stati sistemati massi la cui superficie superiore è piana e consente una comoda sosta. Su uno dei massi disposti in riva al primo di questi invasi è stata ricavata una vaschetta emisferica di 20 cm. di diametro e profonda 12-13 cm.

         TRP2 – Muovendosi dall’alpeggio verso il limite del costone, verso est, da cui si può godere della splendida vista verso la bassa valle, si incontra un masso emergente le cui dimensioni sono di 100 ´ 60 cm.
         Sulla sua superficie è visibile un’incisione a ‘U’ dentro la quale sta una piccola coppella.

         TRP3 – Al piano di calpestìo, al centro del gruppo di baite, davanti ad una struttura ancora in condizioni relativamente buone, emerge una lastra che porta incisa una splendida croce ricrociata accompagnata da una grande e profonda vaschetta semicircolare ricavata dentro un artificiale e molto regolare abbassamento della superficie del supporto litico. Centralmente, dal perimetro di questo piano ribassato, si alza una croce latina con gli estremi dei bracci chiusi da segmentini lineari (foto 18). La vaschetta ha una profondità di 25 cm. e un diametro di 35, Questa incisione, anche per via delle caratteristiche del supporto litico che la ospita, presenta fortissime analogìe con il masso GUI5 della Valchiusella.




         TRP4 – La stessa grande lastra emergente che funge da supporto per TRP3 ospita anche un altro insieme di incisioni posizionate non lontano da quelle appena descritte: si tratta di un gruppo di coppelle e vaschette (complessivamente sei elementi) di diverso diametro e diversa profondità. Si intravedono tracce di altre probabili incisioni che il tempo ha consunto rendendole di difficile lettura.

         TRP5 – Sempre sulla stessa lastra, proprio davanti alla baita, di scorgono due belle coppelle appaiate, di una decina di cm. di diametro e 3 cm. di profondità.

         TRP6 – Un grande masso emergente, posizionato nella parte meridionale dell’agglomerato, nei pressi delle baite diroccate, in direzione dei crôtin, ospita una coppella ovoidale (dimensioni 5 ´ 3 cm) e un cruciforme di tipo ‘d’.

         TRP7 – Davanti alla baita più bassa tra quelle ancora coperte è collocato un grosso masso squadrato alto 65 centimetri, che presenta una superficie superiore con il lato di 1 metro nella quale è stata ricavata una grossa vaschetta circolare da cui si diparte un’appendice. In prossimità del bordo della vaschetta è presente una piccola coppella (foto 19).





         TRP8 – Questo masso, adagiato, removibile e fratturato, è posizionato tre metri a ovest rispetto a TRP2. Presenta una coppia di coppelle ad occhiale e una terza coppella a sé stante.

         TRP9 – È un masso adagiato posto 20 metri a nord rispetto alla baita di fronte alla quale stanno TRP7 e TRP8. Ospita due cruciformi di tipo ‘d’ associati ad alcune vaschette e a  11 coppelle, una delle quali risulta superposta ad uno dei segni cruciformi. È, questo, un ulteriore esempio di sovrapposizione di coppelle alle croci (foto 20).





         TRP10 – Si tratta di un masso adagiato posizionato due o tre metri a nord di TRP9 (dimensioni 200 ´ 150 cm.). Nella parte più alta della superficie superiore è incisa una croce latina associata a due coppelle di 4 cm. di diametro e di diversa profondità.

         TRP11 – È un masso adagiato alto 1 metro, e con la superficie superiore di 250 ´ 120 cm.; si trova nei pressi di TRP9 e TRP10. Presenta una profonda vaschetta (20 ´ 10 cm.) dalla quale sbocca una marcatissima canaletta che giunge al bordo del masso.

Conclusioni

         Questa nostra ricerca in Val Savenca ha prodotto come primo risultato una più precisa definizione dell’areale di diffusione della concentrazione del Giass Very. Questo ha il proprio limite nord-orientale posto sul Sentiero delle Anime in Valchiusella, sulla sinistra orografica del Chiusella, ma il suo cuore si trova sul versante opposto, all’Alpe Giass Very, che si pone anche come indicatore del limite settentrionale della concentrazione stessa; geograficamente tale limite si potrebbe far coincidere  con il corso del torrente Pera. Per quanto riguarda il confine meridionale, allo stato attuale della ricerca è fissato all’Alpe Loetto, in Val Savenca, ma ci sono recentemente giunte segnalazioni, accompagnate da documentazione fotografica, che sposterebbe tale limite alle pendici del Monte Quinzeina, che si porrebbe quindi come limite sud-occidentale (sempre che sia mantenuta una certa continuità spaziale).
         Le differenze riscontrabili tra le incisioni valchiusellesi e quelle della Val Savenca possono risultare di un certo interesse. In primo luogo i segni cruciformi presenti sul versante orografico sinistro della Val Savenca risultano tutti, con due sole eccezioni (quella presente sul masso TRV7 e quella del masso LTT2), del tipo ‘d’ della concentrazione del Giass Very: si registra qui, quindi, la quasi completa assenza di potenziamenti. Lo stesso cruciforme di TRV7 è potenziato, come abbiamo visto, secondo un modello che fino a questo momento non avevamo compreso nel repertorio della concentrazione. Un secondo elemento di differenziazione è la presenza in Val Savenca di cruciformi di grandezza superiore alla norma e pesantemente incisi. Un altro dato da registrare, qui, e probabilmente l’elemento più interessante, è la presenza di incisioni a canalette che definiscono forme astratte, difficilmente definibili: ne sono esempio i massi CNT2, CNT3, CNT14, CNT16, CNT18 e CNT19. Sulla base dei dati raccolti siamo giunti alla conclusione che sia coerente con la logica insita nella nostra metodologia di raccolta e di interpretazione dei dati considerare questo insieme come concentrazione: abbiamo denominato conseguentemente tale insieme come concentrazione di Cantello.
         Dal repertorio pubblicato dal Gibelli si evidenzia che segni che condividono le stesse caratteristiche sono presenti in Valchiusella sul Sentiero delle Anime (Bech dël Fes-cèi) e a Vico (Cascina Lavazosa); in Valle Sacra se ne trovano due esempi a Castelnuovo Nigra (in frazione Vasivrass); nelle altre valli dell’alto Canavese se ne trovano a Frassinetto (frazione Chiapili), a Valprato Soana (frazione Cagnone), a  Ribordone (frazione Crosa); altre incisioni simili si trovano anche a Bard, a Tavagnasco e a Quincinetto (Alpi Fumà). A ben vedere si tratterebbe in questo caso di una concentrazione con un areale di diffusione ben più ampio rispetto a quella del Giass Very: occorrerà verificare se questi esempi  sono collegati da una certa continuità spaziale.
         C’è comunque da osservare che in Val Savenca, in tutti i casi in cui si verificano sovrapposizioni, sono sempre i disegni canalizzati a sovrapporsi ai segni cruciformi.
         Questo dato di cronologia relativa ha certamente la sua importanza: e a questo proposito è opportuno evidenziare il fatto che anche nel caso di sovrapposizione di coppelle, di canalette a sé stanti e di segni cruciformi questi ultimi risultano sempre sottoposti. Ma ci sembra almeno altrettanto interessante il fatto che con una certa frequenza (l’esempio migliore ci viene dal masso CNT19) si possa evidenziare il fatto che l’obliterazione di segni cruciformi con coppelle o canalette sovrapposte risulti chiaramente intenzionale: chi ha inciso le coppelle, o le canalette, ha voluto nel contempo cancellare le croci (quasi del tutto con le coppelle, parzialmente con le canalette).
         Anche la lastra TRV5 ha a che fare con un problema di cronologia relativa: a nostro avviso la baita a cui è addossata è stata costruita, o ristrutturata, quando la lastra era già infissa nel terreno e, probabilmente, già incisa. Tutto da chiarire il rapporto che lega TRV5 alle lastre, anch’esse infisse, addossate alla baita immediatamente più a valle. Sempre che tale rapporto esista, naturalmente. Se una qualche sorta di legame fosse dimostrabile, il complesso assumerebbe grande rilevanza.

  1-A. Collini – G. Gambino, Antichi sentieri in Valchiusella: visite alle località montane di Giornata, Pissolo, Truc, Giass di Meugliano, Miunda, Piera, Giasvery e Gui,situate sul versante orografico destro della valle,  in  Bulletin d’Etudes Prehistoriques et Archeologiques Alpines, n°, XVI, pagg.199-215, Aosta, 2005.
2 Maurizio Rossi................
3- A. Collini – G. Gambino, Antichi sentieri in Valchiusella: Ricognizione archeologica sulle pendici del Monte Cavallaria. Visite alle frazioni di Piani, Spina, Serpe, Trucco, Alpetta, Rat, Verna,Bardanzone, Bovio, Serra, Drobbi, in Bulletin d’Etudes Prehistoriques et Archeologiques Alpines, n.° XVI, pagg. 217-224,  Aosta 2005.
4- I primi ad occuparsene furono Bovis e Petitti nel loro Valchiusella archeologica: incisioni rupestri, Ivrea, 1971,  mentre una chiara documentazione grafica è compresa in L. Gibelli, Incisioni rupestri alpine, Cuorgnè, 2001. Quest’ultimo è stato il primo a fornire documentazione fotografica di alcuni massi compresi nell’areale di diffusione della concentrazione sul versante destro della Valchiusella e su quello sinistro della Val Savenca.
5- Notizie preziose a riguardo vengono fornite dal recente ed interessantissimo lavoro di G. Berattino, Traversella in Val di Brosso: l’attività agro-pastorale attraverso i secoli di una comunità alpina nell’alta Valchiusella, Ivrea, 2005.
6- Abbiamo trovato indicazione di questa incisione nel volume scritto a più mani su Fiorano …..
7-  Le incisioni della Bessa sono ben documentate nel sito bessa.it curato da A. Vaudagna.
8- Se ne veda una descrizione in M.Scarsella – P. Scarsella, Le incisioni rupestri delle montagne biellesi, Biella, 1992. È interessante notare come nel lavoro dei fratelli Scarsella, per altro estremamente  prezioso, nel contesto di una ricca documentazione fotografica non compaiano immagini a testimonianza dei segni cruciformi di cui ci stiamo occupando: evidentemente ad essi è stata riconosciuta importanza solo marginale forse perché interpretati come segni di confine o simboli cristiani di fattura relativamente recente. A nostro avviso, qualunque funzione e significato tali segni possano avere, sono comunque fonte rilevante per lo studio dell’antropizzazione alpina.
9-  L.Gibelli, op. cit., pag. 192, fig. 179
10- A.Collini - G. Gambino, Antichi sentieri nella Valle Chiusella. Ricognizione archeologica sulle pendici del Monte Cavallaria, op. cit.,  figg. 5, 6, 8 a pag. 223.
11-  A. Collini – G. Gambino, Antichi sentieri nella Valchiusella, op. cit., foto 6 a pag. 207.
L. Gibelli, op. cit.. Per il Sentiero delle Anime, fig.170 a pag. 183; per Vico, fig.220 a pag. 217; per Castelnuovo Nigra , figg. 253 e 254 a pag. 229; per Frassinetto, fig. 233 a pag. 219;  per Valprato Soana e Ribordone, figg. 239 e 240 a pag. 222; per Bard e Tavagnasco, figg. 249 e 250 a pag. 227; per Quincinetto, fig. 217 a pag. 211.


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Valle   Savenca

                       escursione all'Alpe  "Maddalene"

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